I genitori sono le due persone (maschio e femmina) che di solito agiscono l’imprinting iniziale nel figlio. Nella società odierna rappresentano per i primi 2-3 anni la totalità dell’ ambiente d’influenza circostante al bambino e di solito fino ai 15-20 ne rappresentano comunque la gran parte. Da qui si intuisce come possano sostanzialmente influenzarne la natura, sana o insana, pacifica o violenta, buona o malvagia, un futuro di inferno o di paradiso.
L’imprinting avviene comunque, anche qualora i genitori si rifiutino (come sostenevano alcune ideologie del ’68) di educare, il cervello del figlio prenderà una forma ben precisa. Di solito in questi casi prevale il caos e le persone abbandonate a tale stato da grandi faranno una grossa fatica a trovare una propria identità ed equilibrio personale.
Il caso peggiore però è senza dubbio quello dell'impossessamento filiale, cioè di un imprinting malvagio o insano apportato da un manipolatore e quindi insinuato col preciso scopo e meccanismi cerebrali di sicurezza per non essere scoperto. Questo avviene più facilmente nei casi di monogenitorialità (il contrario di bigenitorialità) quando, sia nella coppia che non, è un solo genitore ad esercitare influenza ed impostare le basi del cervello del bambino senza un naturale contraddittorio padre / madre che da sempre è l’elemento chiave che stimola le prime similitudini / differenze (così funziona la parte basilare del cervello interpretativo) ed avvia il bambino verso lo sviluppo graduale del proprio distinto arbitrio.
L’imprinting dunque è come una grossa sfera che si espande durante la vita, al centro c’è il primo strato base, la parte più difficile da raggiungere ecco perché è molto più facile cambiare un comportamento che un principio o un’idea o perché qualunque insegnante o artigiano dice che è più facile insegnare una tecnica ad un vergine che correggere quella di una persona matura.
Si veda anche sviluppo mentale e educazione
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